INTRODUZIONE BIOGRAFICA
Sangiorgio Domenico, conosciuto da tutti come Mimì, nasce a Matera l’8 luglio 1921 e intraprende i suoi studi a Bisceglie, dove il padre è segretario comunale. Frequenta il ginnasio e il liceo classico a Trani e si iscrive al corso di laurea in Lettere e Filosofia (corso in Filosofia) all’ateneo di Napoli. Segue la famiglia che si trasferisce a Lendinara (Rovigo) e prosegue i suoi studi universitari a Padova, interrompendoli al terzo anno per cause belliche e familiari.
Nel 1941 aderisce agli ideali comunisti e inizia la sua chiara opposizione al regime finché, dopo essere stato fermato nell’ottobre del 1943 perché trovato in possesso di una rivoltella, nel gennaio 1944 viene arrestato per aver promosso un’associazione di carattere antifascista. Dopo essere stato trasferito nelle carceri di Parma, nel giugno 1944 fu deportato a Mauthausen, dove trascorse un anno prima di essere liberato dagli Alleati [1].
Fatto ritorno a Lendinara, riprese subito la sua attività politica; come Sindaco della città polesana dal 1946 e consigliere comunale e provinciale di Rovigo dal 1950, prendendo parte nel 1951 al fondamentale Comitato Provinciale Pro Alluvionati, volto ad organizzare i primi interventi e soccorsi durante la catastrofica alluvione del polesine [2]. Nel contesto provinciale lavora in particolare per migliorare le condizioni sanitarie e lavorative del personale e dei pazienti dell’Ospedale Psichiatrico di Rovigo, contesto a cui rimarrà legato anche dopo il termine del suo incarico. Negli anni ‘80, infatti, fondò la Cooperativa di servizi socio-sanitari di Ficarolo che, con lo scopo di fornire servizi socio-sanitari nell’ambito territoriale, si impegnò anche ad assumere il servizio di una parte dei servizi psichiatrici o ex psichiatrici demandati dalla Provincia all’USL di Badia per favorire l’inserimento sociale di alcuni degenti e ospiti delle strutture.
Negli anni Sessanta del Novecento inizia la sua attività sindacale con la CGIL che condurrà per un trentennio nel contesto della Funzione Pubblica, in particolare rivolgendosi alla rappresentanza dei dipendenti degli enti locali ed ospedalieri.
Negli anni Novanta fondò la Lega per i diritti civili e costituzionali e si impegnò nella direzione del periodico d’argomento politico “Lo Sperone”, nominato poi “Il Fastidio”, che pubblicò dal 1992 al 2011. La sua passione politica, infatti, si intrecciò spesso con attività culturali, promosse e supportate tramite alcune associazioni quali l'Associazione per i rapporti culturali con la Polonia, l'Associazione Italia-URSS e il Circolo Culturale Democratico antifascista.
Morì a Rovigo il 3 marzo 2013.
[1] Centro Studi Ettore Luccini, Archivio Mimì Sangiorgio, B. 1, Fasc. 8, “Deportazione e indennizzo”.
[2] Centro Studi Ettore Luccini, Archivio Mimì Sangiorgio, B. 2, Fasc. 17, “[Comitato provinciale d'emergenza pro alluvionati]”.
INTRODUZIONE ARCHIVISTICA
L’archivio rimase originariamente nella casa del soggetto produttore e, dopo la sua scompara, seguì il figlio Janez Sangiorgio nei vari cambi di residenza. Giunse, infine, al Centro Studi Ettore Luccini come donazione dello stesso figlio.
La documentazione, chiaramente rimaneggiata più volte, è stata consegnata già raccolta in fascicoli, corrispondenti all’ordinamento, a volte specifico, altre generico, dato dallo stesso Sangiorgio seguendo un criterio cronologico e per aree tematiche. Per rispettare il più possibile i criteri organizzativi del produttore si è scelto, dunque, di mantenere le camice e le unità archivistiche originali. Per orientarsi nella documentazione, si è proceduto con una prima schedatura dei fascicoli, riprendendo, ove possibile, l’intestazione originaria (segnalando tra parentesi quadre quelle attribuite) e fornendo una numerazione provvisoria. Terminato questo primo censimento del materiale, si è potuto procedere a definire le serie che compongono l’archivio e dunque al riordino logico della documentazione, prima all’interno delle cinque aree tematiche identificate e poi in ordine cronologico. In ultima istanza si è proceduto con il riordino fisico all’interno delle buste, scegliendo, vista la dimensione limitata dell’archivio, di mantenere una numerazione continua tra le buste e le serie. I fascicoli si trovano dunque organizzati in tredici buste in tale modo:
B. 1, fascc. 1-9,
B. 2, fascc. 10-23,
B. 3, fascc. 24-36,
B. 4, fascc. 37-46,
B. 5, fascc. 47-55,
B. 6, fascc. 56-64,
B. 7, fascc. 65-66,
B. 8, fascc. 67-78,
B. 9, fascc. 79-90,
B. 10, fascc. 91-98,
B. 11, fascc. 99-107
B. 12, fascc. 108-115,
B. 13, fascc. 116-124.