ABSTRACT: Il volantino, stampato sul recto e sul verso e a cura degli studenti iraniani, contiene una denuncia sulle condizioni di vita in cui versa il loro popolo con dettagli relativi alla situazione sanitaria ed economica. Partendo da un'analisi del periodo storico 1951-53, in cui il governo democratico permise lo sviluppo di un vasto movimento imperialista, si passa al colpo di stato del maggio 1953 e al conseguente avvicinamento agli U.S.A. per appellarsi, infine, all'unità delle forze antimperialiste per la vittoria dei popoli oppressi.
La Persia non è il paese di mille e una notte
Negli anni fra il 1951 e il 1953 in Persia il Governo Democratico presieduto da Mossadeq permise lo sviluppo di un vasto movimento antimperialista, che si proponeva come fine immediato la nazionalizzazione del petrolio inglese.
Lo Scià che a capo dei gruppi reazionari del Paese aveva tentato più volte di abbattere il governo legale fu costretto a fuggire dal Paese dove la maggioranza della popolazione era favorevole a Mossadeq.
Fu a questo punto che i gruppi capitalistici, vedendo il potere sfuggire alle proprie mani, con l' appoggio della C.I.A. e utilizzando il sottoproletariato locale e parte dell' esercito, attuarono il colpo di stato (19 maggio 1953).
I Primi atti dello Scià, ritornato in Persia, sono la stesura di trattati economici con le compagnie petrolifere e una politica tesa ad un progressivo avvicinamento agli imperialisti (patto di Bagdad con gli U.S.A. assorbito poi nella S.E.A.T.O.).
Contemporaneamente viene soffocata ogni forma di democrazia nel Paese attraverso la lotta alle organizzazioni operaie e sindacali e il solito corredo caratteristico dei regimi dittatoriali: arresti in massa agli attivisti dell' opposizione, torture e assassinii dei patrioti.
Viene istituita una polizia segreta - SAVAK - composta di ben sessantamila membri col compito di controllare attraverso la censura sulla stampa, la diffusione di falsi giornali di sinistra, la creazione di false associazioni, le idee della popolazione; vengono così operati numerosissimi arresti e in tutto il Paese si diffonde un' atmosfera di terrore.
Si calcola che attualmente i prigionieri politici siano in Persia un numero compreso tra i 15 e i 20000.
Un esercito di duecentomila membri è mantenuto in efficienza per combattere ogni possibile ribellione ad un governo sfruttatore ed oppressivo, del cui rovinoso operato sono evidente testimonianza lo squilibrio tra importazioni ed esportazioni in cui il Paese è stato trascinato dal 1953 al 1960: mentre le esportazioni sono diminuite dagli 8425600 del 1953 agli 8359800 del 1960, le importazioni sono passate dai 5324200 del 1953 ai 52657100 nel 1960.
Il debito verso gli U.S.A. è cresciuto dal 1955 al 1961 da 10 milioni a 500 milioni di dollari.
Tutto ciò in un Paese la cui popolazione vive nella più desolata miseria e nel più grave abbandono.
Alcune cifre basteranno a dare un' idea delle condizioni di vita degli abitanti della Persia.
Il reddito medio annuo pro capite è di 130 dollari;
Il reddito medio contadino annuo p.c. è di 35 dollari;
Il reddito medio operaio mensile p.c. è di 9-12 dollari;
Solo in 1040 fabbriche su 12000 e quindi solo per 103724 operai su 1074100, i salari sono incontrollati.
Dal 1960 al 1966 il prezzo della carne e del pane sono aumentati rispettivamente del 60% e del 30%.
La vita media in Persia è di 35 anni.
Le statistiche calcolano un medico per 4900 persone, ma dal momento che la maggioranza dei medici abita in città, la maggioranza dei Paesi sono completamente abbandonati: solo 311 Paesi, quelli più vicini ai grossi centri hanno un medico.
Solo 3 Paesi in tutta la Persia hanno un' ostetrica.
5000 Paesi con complessivi 1600000 di abitanti sono privi di qualsiasi assistenza, isolati dalle enormi distanze e dalla mancanza di strade praticabili.
Gli analfabeti costituiscono il 75% della popolazione e il loro numero aumenta di pari passo con l' aumento della popolazione.
Solo 9 persone su 1000 frequentano le università del Paese, le cui tasse elevatissime consentono l' accesso solo ai membri delle classi più agiate.
A mascherare questo deserto di miseria, di oppressione e di fame è stato costruito il mito dello Scià santo e rivoluzionario in favore dei contadini e degli operai, ampiamente ripreso dalla stampa europea di propaganda reazionaria.
In realtà lo Scià, che si dice promotore della cosidetta "riforma agraria", possiede il 20% delle terre coltivabili in Persia, ereditate dal padre, che se ne impossessò 43 anni fa salendo al potere attraverso un colpo di stato.
In realtà la "riforma agraria" non è stata altro che una montatura propagandistica: prima della "riforma" il 60% dei contadini non possedeva la terra; oggi non possiede la terra il 50% dei contadini, che possiede solo il diritto di comprarla pagando rate per ben 15 anni.
Così, mentre i contadini non hanno i mezzi per riscattarsi i proprietari agrari rafforzano il loro potere acquistando partecipazioni nelle industrie del Paese.
Lo stesso Scià "rivoluzionario" ha partecipazioni in quasi tutte le industrie maggiori ed è personalmente dunque tra i maggiori sfruttatori e rapinatori del popolo persiano.
Ma le forze sane del Paese non smettono di opporsi a questo stato di cose, non smettono di lottare contro la brutale e tragica oppressione del proprio popolo, nonostante il tenore poliziesco e la repressione.
Solo negli ultimi mesi i patrioti fucilati sono stati 24 e attualmente è stata richiesta la condanna a morte contro 8 militanti antimperialisti arrestati e torturati a Teheran.
Ma la resistenza aumenta di giorno in giorno, cosciente che l' unità e la solidarietà delle forze antimperialiste porterà alla vittoria dei popoli oppressi.
Gli Studenti Iraniani