ABSTRACT: Volantino emesso dai giovani operai e studenti comunisti che denunciano l'ordine di condanna a morte impartito dai colonnelli greci contro Alexandro Panagulis e l'atteggiamento di connivenza del governo italiano. Sul verso del documento è stato stampato, a cura dell'AMA, il testo della lettera inviata a Sartre da una patriota greca torturata dall'Asfalia dal titolo "SARTRE STO URLANDO, MI SENTI?"
Ammazzano Panagulis!
Il regime dei colonnelli fascisti greci ha condannato a morte Alexandro Panagulis accusandolo di attentato al regime!
Già si leva la protesta popolare contro questo crimine voluto dai colonnelli fascisti e protetto dai loro complici della NATO, fra cui il governo italiano e il governo americano, che considera la Grecia una pedina del suo gioco imperialistico nel Mediterraneo.
Di fronte a questo crimine anche alcuni signori del governo di centro-sinistra si affrettano ad esprimere "riprovazione" e "sdegno", e si preoccupano di mettere in chiaro che l' esecuzione della condanna susciterà la contrarietà "dell' opinione del mondo".
Ricordiamo a questi signori del centro-sinistra:
- che facendo la Grecia parte della NATO (al pari della Spagna e del Portogallo fascisti), essi sono stretti alleati del governo fascista greco
- che i rappresentanti dell' esercito italiano non provano affatto "sdegno" o "riprovazione" a sedersi da camerati allo stesso tavolo dei militari greci (riunione NATO a Trieste)
- che gli alleati americani, che di recente hanno fornito (da buoni camerati) armi modernissime all' esercito greco, fa comodo che la Grecia sia governata da un governo autoritario che non si sogna di mettere in dubbio l' adesione alla NATO
- che infine essi stessi e il governo di centro-sinistra accettano che l' Italia stessa sia una pedina mediterranea dell' imperialismo americano (il comando strategico della NATO nel mediterraneo risiede a Napoli!), il quale, sconfitto nel Viet-Nam, probabilmente si volgerà al Medio Oriente (come lasciano pensare le montature contro presunti complotti arabi ai danni del nuovo presidente Nixon).
I lacrimevoli ipocriti commenti di quei signori non impediranno l' insorgere della collera vera di tutti, gli antifascisti veri, degli operai, degli studenti.
Attenti colonnelli fascisti! Oggi Panagulis domani voi!
Il governo italiano si assuma le proprie responsabilità!
Il governo italiano smetta di sporcarsi con queste infami alleanze!
Fuori la NATO dall' Italia! Fuori l' Italia dalla NATO!
Chi veramente vuole aiutare il popolo greco a scrollarsi di dosso una volta per tutte la bestia fascista sa che - al di là degli ipocriti piagnistei ministeriali - una sola è la strada: la lotta per abbattere il fascismo in Grecia.
il nemico è la NATO
Giovani operai e studenti comunisti
Sartre, sto urlando. Mi senti?
(lettera inviata a Sartre da una patriota greca torturata dall' Asfalia, polizia greca) a cura dell' AMA
La mia cella è così stretta, che posso solo distendermi come un cane. Non c'è luce, non c'è aria e il pavimento è umido e pieno di insetti.
Durante i primi giorni sono stata privata anche dell' acqua.
La mia paura, la mia speranza dipendono solo da una piccola apertura.
I miei occhi guardano spesso attraverso le sue piccole sbarre, per comprendere la relatà.
Nel corridoio, un mormorio. Trasportano un corpo, avvolto in una coperta, geme.
Il guardiano grida: "chiudete le vostre finestre". Ma dove sono le finestre?
Una porta si apre, una porta si richiude, i passi si avvicinano, ho paura.
La chiave stride nella mia serratura, la mia porta si apre. La mia porta, la mia serratura, la mia cella.
Quattro giorni di isolamento assoluto, che vogliono dire ore che non passano mai. Nessun orologio al mondo può contare queste ore passate.
La mia porta si apre, mi portano fuori. Lasciatemi spiegare queste espressioni.
Tutti noi viviamo dentro questi umidi muri e non possiamo dire: esco entro salgo.
Pensiamo, mi fanno uscire, mi prendono, mi portano via.
E tra poco, quando anch' io sarò un corpo insanguinato dentro una coperta, potrò soltanto dire: soffro.
Mi portano al primo piano. In una stanza c'è una sedia per me. Mi siedo.
Un proiettore è voltato contro me. Ho visto tanti films, ho letto tanti libri, ho sentito dire...
Davanti a me, ci sono "uomini". Uno è bello, ben vestito, giovane. Spero.
L' interrogatorio comincia. Il proiettore non viene usato, ma altri mezzi più efficaci lo sostituiscono.
Mallios è il teorico, Lambru l' esecutore, di un sistema perfezionato. Urlo.
Sartre, mi senti? So che esiste un Vietnam.
Non sono nulla, io, davanti al fuoco di quell' inferno, ma ti giuro, Sartre, che i nostri giorni dentro questa prigione sono il seme avvelenato di un altro Vietnam.
Questo edificio puoi vederlo se vieni una volta ad Atene. Molti passanti passano davanti alle sue porte, ma non alzano mai gli occhi, hanno paura o non sanno.
A due passi da qui, c'è il parco del museo Nazionale. L' estate un' orchestra suonava motivi di Theodorakis.
I bambini giocano ancora. Spesso, davanti a questo carcere c'è una moto col motore acceso che non parte mai.
Il suo rumore serve solo a coprire gli urli. La moto viene spenta solo quando i boia vanno a bere un bicchiere di birra al bar.
Da quanti giorni mi trovo rinchiusa dentro questo sotterraneo?
Credevo che la mia cella, le cimici fossero l' inferno della mia vita. Ho resistito.
Credevo che il primo piano sarebbe stato la mia tomba. Lambru mi tirava i capelli e sbatteva la mia testa contro il muro. La sua mano di ferro mi dava degli schiaffi.
Mi rivolgo a te Sartre. Ti abbiamo conosciuto leggendo i tuoi libri, ascoltando la tua voce.
Come descriverti quella tortura sulla terrazza? Non ha niente a che vedere con la terrazza dela mia infanzia.
Ti legano su una sedia. Un gruppo di selvaggi ti circonda.
Appartengono alla razza dei boia che hanno torturato le mie sorelle Fam-Thi-Binc, Nkien-Thi-Tho.
Non posso dirti fratello come in che modo mi hanno torturato.
Se leggi un qualsiasi libro che parla delle SS, mi troverai fra le sue pagine e di là io ti mando questa lettera.
Chiudo gli occhi per non vedere i miei boia. Lambru sta limando le sue unghie.
Vicino a me c'è un medico. Si chiama Kiupis. Il suo nome deve essere scritto nella lista di coloro che dovranno essere giudicati.
E' lui che prende il mio polso e ordina: continuate.. fermi.. Non vogliono che io muoia, devo vivere per parlare, per svelare i nomi dei compagni.
Ti giuro che non ho detto niente. Il mio silenzio mi dà diritto a scriverti. I mesi sono passati dal giorno del mio arresto.
Ora sono libera ma in centinaia di carceri, in tutta la Grecia, esistono sotterranei, terrazze e uomini che resistono, urlano, tacciono.